L’industria del bestiame responsabile, da sola, di una quantità di gas serra maggiore di quella emessa dai trasporti. Ridurre il consumo di carne e latticini è necessario, per non vanificare gli sforzi fatti nel contrastare il global warming.
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Dalla Cina alla Spagna: la ferrovia più lunga del mondo | Panorama
È arrivato ieri a Madrid il treno merci partito dalla costa orientale della Cina. Un viaggio di 21 giorni, per 13mila km, passando per otto Paesi
Un viaggio di 13 mila chilometri, passando per otto paesi (Cina, Kazakistan, Russia, Bielorussia, Polonia, Francia e Spagna) per una durata complessiva di 21 giorni. È arrivato ieri alla stazione ferroviaria di Abroñigala, Madrid, il treno merci Yixinou che era partito il 18 novembre scorso da Yiwu, una delle principali aree industriali della Cina orientale. Oltre ad aprire interessanti prospettive commerciali tra i due Paesi, si tratta della rotta ferroviaria più lunga del mondo, superiore persino ai 12.500 chilometri che insiene totalizzano la Transiberiana e l’Orient Express.
L’apertura di questa nuova rotta ferroviaria, secondo le parole del direttore del Dipartimento del Comercio dello Xinjiang, Zhang Shuming, «consente di ridurre enormemente il tempo e i costi di importazione e di esportazione delle merci» tra i due Paesi. Già oggi la Spagna è il settimo socio commerciale della Cina in Ue. E a sua volta la Cina è il maggior socio della Spagna fuori dall’Ue: un volume commerciale bilaterale che nel 2013 ha raggiunto i 20 miliardi di euro.
Il convoglio che pesa 1400 tonnellate ha richiesto che la locomotiva fosse cambiata ogni ottocento chilometri. Anche sul piano delle emissioni lo Yixinou consente una riduzione di Co2 nell’atmosfera, secondo i calcoli effettuati dal ministero spagnolo, pari al 62% di quanto il medesimo tragitto via terra produce su gomma. Lo Yixinou – che conta ottanta scompartimenti – ritornerà in Cina dopo Natale pieno di prodotti spagnoli.
Articolo pubblicato il 10 dicembre 2014 su Panorama
È ufficiale: Cina sorpassa Usa, prima economia al mondo
In pratica, il gigante asiatico ora ha le mani sull 16,5% dell’economia globale contro il 16,3% che fa capo agli Stati Uniti. La classifica prende in considerazione il Prodotto interno lordo a parità di potere d’acquisto (un metodo per aggiustare i diversi livelli di costo della vita).
Se si considera il tasso di cambio, l’economia americana rimane più grande di quello della Cina, presumibilmente di quasi il 70%. Ma tali misure, anche se sono ampiamente seguite, hanno poco significato, fanno notare gli analisti di MarketWatch.
Ma ci sono ben altre sorprese nei primi dieci posti di questa classifica. L’India balza al terzo posto superando Giappone e Germania. La Russia e il Brasile, ora sesta e settima, superano la Francia. L’Indonesia conquista il nono posto, scavalcando così l’Inghilterra che viene relegata al fanalino di coda. L’Italia di conseguenza resta fuori dalla top ten. (mt)
Articolo pubblicato su www.wallstreetitalia.com il 4 dicembre 2014
Luci dalla Cina. Cotton e la via crucis del blue jeans
Mercoledì 8 ottobre nella sala tre del Cinema Massimo di Torino, abbiamo potuto assistere, Continua a leggere
Ricchezza, la Cina supera gli Usa
Per la prima volta dal 1872 la ricchezza del colosso asiatico calcolata in termini di potere d’acquisto supera quella degli Usa.
La Cina ha superato gli Stati Uniti in termini di ricchezza calcolata sulla base di potere d’acquisto (PPP), diventando il più grande al mondo se il successo dell’economia viene misurato con questi parametri: a dirlo è il Fondo monetario internazionale.
Nel 2014 la Cina ha raggiunto 17.600 miliardi dollari ed il 16,48 per cento del potere d’acquisto, mentre gli Stati Uniti ha fatto un po ‘meno: il 16,28 per cento per 17.400 miliardi dollari. Il PPP oggi è riconosciuto come il metodo migliore per confrontare le dimensioni delle economie, in luogo dell’ utilizzo di tassi di cambio volatili che raramente riflettono il vero costo di beni e servizi. Così un trilione di dollari vale molto di più in Cina che negli Stati Uniti. Continua a leggere
Trentamila in sciopero in Cina nella fabbrica Nike e Adidas
Gli operai chiedono welfare e un aumento dei salari: interrotta la produzione di scarpe anche di Puma e Asics, ma in Borsa soffrono solo i titoli delle due società tedesche. Negli impianti cinesi lavorano 40mila persone
MILANO – Terzo giorno consecutivo di sciopero per i lavoratori cinesi della Yue Yuen che produce le scarpe per Nike, Adidas, Puma e Asics. Gli operai chiedono un aumento dello stipendio del 30% e migliori benefit e nel frattempo hanno interrotto l’intera produzione. Continua a leggere
Cina, si allarga la protesta degli operai dei grandi marchi. La Nike pensa di ritirarsi dal Bangladesh
Nuove proteste degli operai cinesi del colosso taiwanese Yue Tuen, che lavora per Nike, Adidas, Reebok e altri, mentre in Bangladesh rimangono i problemi a un anno dal crollo del Rana Plaza
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Cina: SOS dai campi dell’orrore
Un biglietto cucito in un paio di Jeans. Un’etichetta modificata per gridare al mondo intero lo sfruttamento e la disperazione. Una lettera per chiedere aiuto a un destinatario sconosciuto. Messaggi nascosti che arrivano dalle zone più remote della Cina a ricordarci il lato oscuro del benessere. Sono le grida silenziose degli schiavi moderni. Continua a leggere