Firenze: c'è vita a Nord Ovest

Itinerari nella piana


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Ignatius, dallo slum al sogno di essere presidente del Kenya

Ignatius studia all’Università di Nairobi, capitale del Kenya. Segue il corso di laurea in Diplomazia e Politica internazionale. Conduce una vita che, qualche anno fa, non aveva neppure la possibilità di immaginare. Nato poverissimo nello slum di Kibera, la più grandi baraccopoli del mondo, passava le giornate ciondolando per strada chiedendo le elemosina. Continua a leggere


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Kibera: nello slum di Nairobi, Kenya

Col dilagare della fobia collettiva di Ebola, rischiamo di perdere di vista tutte le altre emergenze africane. Una di queste è rappresentata da Kibera che con oltre un milione di abitanti è la più grande e povera baraccopoli dell’intera Africa. Miseria e fame sono palpabili tra le baracche di legno e lamiera e l’AIDS dilaga tra le giovani ragazze madri. Non c’è acqua corrente e pochissimi possono permettersi un’istruzione. James A. Levine nel suo ultimo libro “La ragione per cui corro” (LEGGI QUI) l’ha descritta con precisione mostrandoci tutti gli aspetti della baraccopoli: dalle mille cromìe che la colorano agli odori che la infestano, dai ragazzini che giocano nelle sue vie a quelli che cercano di sfamarsi tra i cumuli di rifiuti. Ecco il Kenya più lontano dai safari e dai resort all inclusive

Kibera: nello slum di Nairobi, Kenya

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Kenya vieta Stories of Our Lives

Il documentario LGBT Stories of Our Lives, è stato ritenuto “contrario alle norme e ai valori del Kenya”


Articolo di Alessandro Zoppo, pubblicato il 13 ottobre 2014 su play4movie.com

Fa discutere la scelta del Kenya Film Classification Board di vietare il documentario LGBT Stories of Our Lives. Secondo l’organizzazione che regola la classificazione dei film nel paese africano, il lavoro diretto dal collettivo NEST è stato ritenuto “contrario alle norme e ai valori del Kenya”. Presentato al Festival di Toronto, Stories of Our Lives è composto da cinque cortometraggi e si basa sulle vere storie di persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender.

Stories of Our Lives

Il Board ha citato “l’oscenità, le esplicite scene di attività sessuali e la promozione delll’omosessualità” come ragioni principali della censura. In Kenya l’omosessualità è considerata un crimine e l’attivismo pro-LGBT può costare una condanna fino a 14 anni di prigione. “Il film trasgredisce ‘le norme e i valori nazionali’?Stories of Our Lives è un film sulla gente, sulla co-esistenza, sul trovare l’amore e sull’appartenenza”, ha commentato il collettivo. “Abbiamo realizzato questo progetto per aprire un dialogo sulle identità, su ciò che significa essere keniani ed essere diversi. Imponendo una restrizione su questo film, il Board ha scelto di cancellare questo inevitabile confronto”.


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La nostra Africa – a cena per Korogocho

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Come ogni anno siete invitati alla cena di Natale “La Nostra Africa”, il cui intero ricavato andrà devoluto al centro di recupero per i bambini di strada di Korogocho, durante la quale prenderà la parola un gruppo di giovani toscani che con le loro testimonianze, i loro racconti e il materiale fotografico raccolto durante i viaggi del “Progetto Kenya” organizzati dalla fondazione “Il cuore si scioglie” potranno mostrarvi le attività di recupero dei missionari comboniani e farvi partecipi dell’importanza di questo progetto.

La cena, che si terrà il 18/12/2013 presso il “Circolo Arci Pampaloni” (via Maccari 104, Firenze) e che avrà inizio alle ore 20.15, sarà a buffet con contributo libero per il centro di recupero per i bambini di strada di Korogocho.

Il progetto si propone Continua a leggere


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“Giustizia per Liz”: in centinaia a Nairobi chiedono l’arresto degli stupratori

“Rispetto, dignità, giustizia”: sono queste le parole che in centinaia hanno scandito a Nairobi. In Kenya è montata l’indignazione per la storia di Liz, pseudonimo della sedicenne violentata a giugno da un gruppo di giovani e poi gettata in una latrina. Per i responsabili della violenza, tanto atroce da costringerla oggi su una sedia a rotelle, l’unica punizione è stata tagliare l’erba della stazione di polizia.

“Vogliamo che sia fatta giustizia, tagliare l’erba non è una pena e vogliamo che il governo del Kenya si faccia carico delle spese mediche di Liz,” dice una manifestante. “Sono venuta qui con le mie sorelle per ribadire che gli uomini che commettono violenza sulle donne non possono restare impuniti. Questo vogliamo dire oggi,” le fa eco un’altra. Nel corteo ci sono anche molte presenze maschili perché, come dice un uomo: “Questo è un problema che ci riguarda tutti e dobbiamo unirci per dire no alla violenza di genere.”

1milione e 300mila hanno già firmato la petizione on line affinché gli stupratori siano arrestati e processati. La campagna “Giustizia per Liz” è stata lanciata dall’attivista per i diritti delle donne a Naironi Nebila Abdulmelik che ha indetto la manifestazione. Una protesta che sotto il nome Liz porta anche quello di tutte le altre giovani violentate. Storie che, spesso, restano insabbiate.

Articolo pubblicato il 31 ottobre 2013 da it.euronews.com


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Africa e centri commerciali

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Le notizie provenienti da Nairobi sull’assedio al Westgate Mall, oltre al loro aspetto drammatico, ci hanno mostrato una realtà da molti non conosciuta: anche in Africa la spesa si può fare in grandi centri commerciali come quello colpito dall’attacco di al Shabaab.

“Le immagini e i video convulsi che nei giorni scorsi sono arrivati dal Westgate Shopping Mall di Nairobi hanno mostrato, tra la disperazione delle vittime e la tensione dei militari, una struttura moderna, con materiali lussuosi e marchi internazionali. Si intravedevano archi, colonne, balconate, cascate artificiali.

Durante l’attacco e il conseguente assedio da parte delle forze speciali kenyote – almeno 62 morti e circa 200 feriti il bilancio provvisorio – molti commenti hanno sottolineato come il complesso commerciale fosse un tempio del lusso per turisti e locali molto ricchi. Come in molti Paesi in via di sviluppo (dal Medio Oriente al Brasile) gli shopping mall non sono i luoghi destinati a consumatori di fascia medio-bassa che si trovano nei Paesi europei. Sono, piuttosto, delle destinazioni esclusive, dove si trovano marchi di alta gamma. Il Westgate di Nairobi, in particolare, era diventato un emblema della condizione del Kenya, la nazione più ricca e cosmopolita nazione dell’Africa orientale.  Continua a leggere


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Lettera da Korogocho

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Copio una lettera scritta da Stefano Giudici, padre comboniano nello slum di Korogocho, che ho potuto conoscere durante i viaggi che ho fatto a Nairobi nel 2011 e 2012 con le classi del progetto “Noi con gli altri” dell’Unicoop Firenze. E’ piena di speranza e credo che leggerla possa essere di aiuto a chiunque.

LETTERA DA KOROGOCHO

Korogocho, 2 Settembre 2013

Carissimi,

eccomi finalmente con questa lettera che e’ stata in gestazione per settimane e mesi, in attesa del momento propizio, sia di tempo che di “animo”. Tutto deve nascere con calma, senza fretta, sapendo aspettare e sapendo cogliere gli innumerevoli semi di bellezza e di bonta’ che Dio continua a spargere in abbondanza. Ed effettivamente dall’ultima mia lettera (Pasqua, se non ricordo male), sono successe tante cose, ho incontrato tante persone, la maggior parte delle quali capitate cosi’, quasi per caso, nella mia vita, e in quella di Korogocho, arricchendole di entusiasmo, impegno, gioia, coraggio, sorriso. Cerco in qualche modo di riassumere questi mesi, perche’ altrimenti dovrei scrivere un libro.
Inizio da…50 anni fa. Il 28 agosto 1963, lo sapete, Martin Luther King jr. pronuncio’ il suo celeberrimo discorso “I have a dream” che ha cambiato la storia degli Stati Uniti, della coscienza nera in quel Paese e nel mondo intero, e ha influenzato generazioni e generazioni di attivisti e “sognatori”. Continua a leggere